DOPPIO SODDU Stefano e Filippo "Due mondi dallo stesso nome" a cura di Alberto Barranco di Valdivieso
23/11/2023 al 23/12/2023DOPPIO SODDU
Stefano e Filippo
Due mondi dallo stesso nome
a cura di Alberto Barranco di Valdivieso
Questa è una mostra personale al quadrato.
Due gli artisti milanesi, accomunati dalla conoscenza profonda dell’arte e soprattutto da uno stesso cognome, infatti i Soddu sono padre e figlio. Uno, Stefano (1946), è scultore, l'altro, Filippo (1973), è "pittore". Tra loro similitudini estetiche immediate non sembrerebbe ve ne siano. eppure i due mondi, paralleli anche se non fisicamente tangenti - plastica scultorea di ferro dell'uno e pittura a collage di carta dell'altro - sono però soggetti ad una energia gravitazionale che li lega, secondo un'orbita eccentrica, attorno ad un’unica stella che, in questo caso, è la comune attitudine al "taglio". Entrambi tagliano il materiale e lo ricompongono traendone una forma finale articolata da una sintassi che usa la
superficie del materiale, carta o ferro, come luogo dell'impronta cromatica (pigmenti o ossidazione) esprimendo, con il gesto del taglio/strappo, la meccanica di genesi dell'opera.
Nelle sculture di Stefano Soddu, infatti, spesso il metallo, dal colore bruno dell’ossidazione, è “ritagliato” come fosse carta, trovando nella sottigliezza della lastra e nelle sue piegature il senso di un rapporto platonico tra pieno e vuoto geometrico che suggerisce il gioco suggestivo del racconto in movimento, che stimola otticamente l'osservatore. Si realizzano così, nelle diverse prospettive della composizione, e nelle proiezioni dell'ombra creata dalle diverse parti della scultura, molteplici occasioni visive e di interpretazione.
Le opere esposte sono oggetti geometrici che usano l'ombra, la foratura, il taglio superficiale (elemento pittorico informale) per creare variazioni curiose, anche neo -spazialiste, che agiscono come il testo di una poesia astratta.
Le opere di Filippo Soddu, dai colori vibranti, si esprimono sia con pitture a collage di carta spessa, porosa, fatta a mano, che prima viene dipinta e poi viene strappata, sia utilizzando immagini fotografiche o di riviste, ritagliate in pezzi poligonali irregolari secondo direttrici che la stessa immagine suggerisce. In entrambi le situazioni la frammentazione "a coriandoli" crea un effetto caleidoscopico; le sue composizioni scandiscono il ritmo minimalista di un tutto che non può essere mai stabile perché otticamente chi osserva non ne può catturare che frammenti in movimento apparente. L’artista usa il collage per raccontare il “tutto” attraverso la lente del relativo particolare, curando il colore come un suono vibrante.
La mostra presenta dunque due mondi che hanno un’appartenenza culturale simile, perché simili sono le suggestioni che il padre ha comunicato al figlio (la pittura informale, la poesia, l'arte che usa lo spazio e i materiali più diversi) e che il figlio restituisce al padre, inevitabilmente, secondo uno sguardo nuovo, desunto dalla sua esperienza con artisti e intellettuali. Una mostra, dunque, che vuole presentare gli artisti Stefano e Filippo Soddu, quali due personalità ben distinte, tra loro legate dalla poesia di una immaginazione libera e spontanea.
(dal testo critico di A. Barranco di Valdivieso)