Lucia Sforza “Figura – Sfondo. Superficie, disegno” a cura di Antonio Picardi - testo di Licia Sdruscia
11/06/2022 al 06/08/2022Al Museo dell’Arte Contemporanea del piccolo formato di Guarcino, il MAC, lo spazio riservato all’Arte è quello diafano di un antico edificio medioevale. Esso ospita mostre temporanee ed una collezione permanente, nelle quali sono state accolte produzioni diverse per stile e tecnica, che hanno in comune, però, la loro piccola dimensione, elemento capace di impostare in modo singolare il rapporto di fruizione con il pubblico. Le piccole opere che si possono incontrare in questo luogo non sembrano infatti mai rivelare grandi contenuti con i quali poter sbalordire gli spettatori. Ma, come frammenti sottili di esistenza, esse sussurrano intuizioni poetiche leggere, tra le quali il pensiero di ognuno può vagare libero, senza inciampare in nessun contenuto da decifrare.
Lucia sforza, artista romana, presenta al Mac le sue piccole opere che delineano il microcosmo della sua immensa sensibilità. Raffinati libri d’artista, nei quali disegno, colore e parola si intrecciano in una narrazione che non comprime la loro potenzialità espressiva in nessuna gerarchia rappresentativa. Tanto che possiamo ammirare le immagini da lei create sia nell’esposizione autonoma sulle pareti, che nelle pagine dei libri presenti in mostra, senza che venga mai meno l’autonomia della loro ragion d’essere. Perché la bellezza delle illustrazioni di Lucia risalta in qualsiasi dimensione vengano collocate, in virtù della loro struttura che è stata elaborata nella coesistenza paritaria di figura e fondo, superficie e disegno.
Tutti i personaggi e i paesaggi delle sue illustrazioni sono sempre definititi in un equilibrio perfetto tra forma descrittiva e forma astratta, per cui divengono archetipi dell’immaginazione, in grado di apparire in maniera autonoma in ogni spazio. Dal quale non sono mai contenuti, ma nel quale, con grazia infinita, si manifestano.
Nei tre libri compiuti presenti in mostra le figurazioni delle storie narrate sembrano esercitare sulle lettere scritte un condizionamento semantico, che le fa regredire a segni, prima che si abbia avuto il tempo di intenderle come parole. Disposte in vario modo nello spazio delle pagine, come nel luogo di un accadere visivo, esse sembrano evocare, come formule magiche, le figure della storia, prima ancora di narrarla in un racconto verbale. Le illustrazioni, poi, non subordinano la loro figurazione a nessun registro espressivo diverso da quello proprio dell’immagine, o a necessità estranee a quelle della forma. Astratte nel linguaggio rappresentativo, come le opere di Matisse, ed eleganti come gli arabeschi di una seta orientale, o le spirali dell’Optical Art, esse si nutrono di valori essenzialmente estetici, e non hanno il compito di raccontare dei fatti ma di far apparire delle associazioni di pensiero, visualizzando un’intuizione che non è ancora la storia, ma la sua premessa emotiva. Perciò le stesse tecniche di incisione utilizzate dall’artista nell’illustrazione sono reiventate in funzione delle specifiche necessità formali di ogni elemento figurativo. Sia impiegando materie diverse, sia sfruttando la differente possibilità di pressione che può essere esercitata dal torchio, dal rullo o dalla mano sulle varie matrici dove nascono le figure
Così nel volumetto TRES CHIC, ad esempio, la metamorfosi formale subita dalle immagini degli animali è ottenuta con campiture di colore variamente stese sulla lastra originale, o dall’inserimento in essa di un merletto, per ricreare, in moduli decorativi astratti, la loro nuova immagine fantastica. Mentre nell’assetto iconografico del libro SOUS LE SOLEIL SE CACHENT alla luminosa tonalità dei colori stampati in calcografia è affidato il compito di definire, per mimesi cromatica, le forme astratte che costruiscono i personaggi della storia, componendole su tutta la a pagina. Nel cui bianco essi spariscono e ricompaiono, stimolando la capacità visionaria della nostra ’immaginazione a riconoscerne la presenza. La stessa capacità che rende possibile a Lucia Sforza di mostrarci l’immensità del mare, descritta dalle parole del testo nel racconto LA BARCHETTA, condensandola nell’immagine di onde turchine racchiuse con ordine in una tazza. Nella quale una barchetta di carta naviga, immobile, seguendo la rotta di un lento “pensiero d’amore”, che certo la farà arrivare più lontano di dove potrebbe giungere solo con la pagina scritta.
Licia Sdruscia